Kirsten Hassenfeld usa materiale ordinario come la carta da regalo per creare opere scultoree sospese, collocate su un confine evanescente tra l’enigmatico e il domestico. Materiali e oggetti comuni sono trasformati, abbandonando la propria funzione per assumere nuove forme estetiche e nuovi significati.
Kirsten Hassenfeld basa il processo di creazione delle sue opere sulla sperimentazione con diverse tipologie di materiali e sulla ripresa di tecniche artigianali tradizionali. Spesso il suo lavoro parte dalla costruzione manuale di forme di carta, modellate – piegando, arrotolando e avvolgendo i fogli – fino ad assemblare le migliaia di piccoli e fragili elementi decorativi di cui si compongono le sue opere. Nella serie Star (Stella), la Hassenfeld realizza oggetti semitrasparenti che vengono esposti come sculture luminose appese al soffitto, ognuna realizzata manualmente a partire da un materiale quotidiano come la carta da regalo riciclata.
L’artista unisce all’alto grado di capacità manuale di stampo artigianale la propria concettualità artistica. Le sue opere costituiscono un esempio del nuovo ornamentalismo che ha preso piede nell’arte americana nell’ultimo decennio, sfidando la gerarchia tradizionale che divide belle arti e arti decorative. Nel caso della serie in mostra, l’artista è arrivata a lavorare con materiali riciclati, reperiti in negozi di seconda mano o addirittura per strada. Il riutilizzo della carta da regalo conferisce alle opere un senso di fragilità, allo stesso tempo affida loro il significato di dono, riallacciandosi all’idea di trasformare un materiale di scarto in qualcosa di totalmente nuovo, dotato di un nuovo prezioso valore. La Hassenfeld traccia un parallelo diretto tra l’idea dell’artista come dispensatore di doni e quella dell’osservatore come destinatario colmo di meraviglia. Sulla base di questo rapporto, il suo lavoro innesca una riflessione sulla condizione umana e in particolare sulla tematica del desiderio rivolto a beni terreni o proiettato in una dimensione di tipo esistenziale.
Come lei stessa racconta: “A Brooklyn vivevo in una zona in cui c’erano molti banchi dei pegni, e ciò ha avuto un’influenza enorme sulle mie idee. Ho iniziato a realizzare queste opere incentrate sulla ricchezza e lo splendore, sviluppandole secondo la forma della pietra preziosa, simbolo universale di lussi e tesori. Di solito tutti desiderano ciò che non possono avere: certe volte non si tratta di un oggetto materiale, in altri casi sì”.
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