Ernesto Michahelles, nome d’arte Thayaht, aveva modi e costumi da dandy eversivo e spregiudicato e nel 1919 passeggiava per le vie di Firenze in “tuta color canapa e sandali” da lui disegnati e confezionati. La tuta, nella descrizione dell’autore, era “un abito universale che utilizzava una pezza di stoffa di 4,70 x 0,70 mt. senza sfridi, col minimo di cuciture, che veste tutta la persona con soli sette bottoni ed una semplice cintura, che dà completa libertà di movimenti e senso di risparmio d’energia”. Nel 1921 Thayaht scrive che “dopo appena un mese la tuta, considerata l’abito più audace dell’estate del 1920, si vendeva a migliaia anche in virtù del suo modico prezzo: un vestito usuale di cotone ha un prezzo considerevole che va sulle 100 o 150 lire a dir poco…ecco invece che l’abito a linee rette, col minimo di stoffa e di cuciture, riduce il prezzo di un vestiario completo a meno di 50 lire con garanzia di comodità perfetta”.
Nel tentativo di farne l’abito universale Thayaht invia nello stesso anno modelli e disegni della tuta negli Stati Uniti per ottenerne il brevetto a suo nome e diffondere la tuta in tutto il mondo.
Nelle immagini: Thayaht che indossa tuta e sandali ed i relativi disegni di mano di mano dell’autore. Per saperne di più: Giovanna Uzzani e Caterina Chiarelli : “Thayat & Ram – La Tuta/Modelli per tessuti” –Sillabe, Firenze 2003
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