Il social networking è reale o virtuale? | Innovando

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Le nuove frontiere delle relazioni sociali tra identità, diritto e tutela della persona.

Il social networking è reale o virtuale?

Il social networking tra identità reale e identità virtuale. Il riconoscimento del diritto alla persona di autodeterminarsi passa per la rete, Ma siamo pronti?

| domenica, settembre 18th, 2011 | 5 Comments »

Oggi in piazza a Carpi, in occasione del “Festival della filosofia”  Stefano Rodotà, giurista e Professore Emerito di Diritto Civile all’Università La Sapienza di Roma parlava di bioetica. In questa occasione, ho preso molti spunti per parlare di un argomento a me molto caro e cioè il social networking.
Tantissime volte mi viene chiesto: “Ma questi social network, che cosa sono? Sono utili? Sono pericolosi?”.  Anche nel mio mestiere, le aziende stanno entrando di prepotenza nei social networks per aumentare le proprie capacità relazionali (senza migliorarle però, purtroppo). Il tutto quasi come a considerare il fenomeno come “mezzo” e non già “luogo” e come occasione di business e non già di conoscenza.
C’è una difficoltà enorme, giustificabilissima, a considerare il fenomeno del social networking come un processo evolutivo certamente aiutato dalla tecnologia ma comunque in atto. Non dimentichiamo che in passato la tecnologia è stata protagonista sempre e comunque nello sviluppo della nostra capacità comunicativa, con la radiotelevisione, il cinema, la fotografia, la stampa e la scrittura. La tecnologia è supporto o meglio è strumentale ad un processo evolutivo sociale che si riflette poi nel nostro modo di comunicare. Se consideriamo poi la comunicazione come ulteriore processo per lo scambio informativo naturale atto a modificare, migliorare ed evolvere le nostre relazioni sociali è chiaro che la fenomenologia dei social network diventa piuttosto complessa da tracciare.
Ma proprio perchè la tecnologia è solamente supporto o strumento di una vocazione naturale, non possiamo dire che il social networking è virtuale. Trattasi di un perfetto ossimoro. In informatica, “virtuale” sta per non reale o simulato. Ma noi sappiamo che il social network è immensamente reale, che ha riflessi e ripercussioni sulla nostra vita reale che ancora non siamo in grado di prevedere e capire, dove i sociologi definiscono il fenomeno ancora come borderline. Gli scambi informativi tra le persone avvengono realmente, indipendentemente dal tipo o dalla qualità dell’informazione scambiata, tanto che le aziende cominciano a comprendere l’importanza di presidiare i social networks per le proprie azioni commerciali.
Quello che ancora non siamo in grado di prevedere, sono le ripercussioni, le modificazioni comportamentali antropologiche e le conseguenze civili e sociali. Sicuramente ci poniamo molti interrogativi. Ad esempio, esiste una identità reale e una virtuale se comunque il virtuale o simulato è di fatto una negazione tautologica? Possiamo certamente dire che questo modo nuovo di identificarsi traccia nuovi paradigmi giuridici legati alla libertà della persona. Più le relazioni sociali si fanno complesse e interconnesse e più complessa in termini giuridici diventa la definizione della libertà della persona. I social networks di oggi, quelli che definiscono regole, barriere e “paletti” sono strutture legate ancora a paradigmi e sintomatologie comportamentali “arcaiche”. Certamente però questi social networks definiscono dei “mondi” in velocissima espansione e modificazione.
L’autodeterminazione della persona nelle reti sociali o il riconoscimento alla persona ad autodeterminarsi in una rete sociale non è ancora elemento di diritto, tanto è vero che la stragrande maggioranza delle aziende chiude l’accesso alle reti sociali ai propri dipendenti. Identificarsi e autoprofilarsi in una rete sociale è considerato “tempo libero” e non piena espressione dell’identità di una persona che esercita un proprio diritto libero e irrinunciabile. Qui si prefigura un problema devastante! Il primo problema è quello del riconoscimento di “rete sociale” che a sua volta porta al riconoscimento del diritto all’accesso alla rete: sappiamo che in Finlandia ad esempio, Paese enorme ma con bassa popolazione e quindi con esigenze specifiche di relazione, ha intrapreso un percorso di riconoscimento del diritto all’accesso alla rete come diritto inalienabile. Per arrivare a ciò, è necessario però che tutti abbiano eguali possibilità di accesso e qui si prefigura il problema soprattutto italiano, del digital divide. Ma anche in caso di situazione ideale, il diritto all’identità in una rete sociale ha ripercussioni che minano pesantemente le regole del gioco. Avete mai pensato a quanto potrebbe influire sul tempo? Oggi il tempo non è un diritto ed è una risorsa che ognuno di noi vende e di cui non gode se non per un pezzettino, chiamato “tempo libero“. Ma il resto del tempo, di chi è? Chi lo organizza? Chi lo misura? chi ne dispone? Ma se il tempo diventa materia di diritto e di libertà personale, saltano i paradigmi economici che regolano il mondo attuale!
Ecco perchè i social networks fanno paura all’establishment. Si cerca di limitare, controllare, indirizzare. Ma nel momento in cui ognuno di noi ha la libertà ad autodeterminare la propria identità all’interno di una rete sociale più o meno complessa, il controllo diventa impossibile se non inutile. Ciascuno di noi, diventa quindi soggetto morale di sé stesso ponendosi probabilmente al di fuori di un comune senso etico definito a priori secondo regole prestabilite. Più una società è in grado di autoregolarsi e più il principio di autodeterminazione dell’identità personale sarà profondo. Fino ad ora abbiamo vissuto protetti dalle leggi della natura e nel futuro ci ritroveremo di fronte ad una vera e propria modificazione antropoligica delle relazioni sociali! Il social networking quindi è assolutamente e profondamente reale e non possiamo sottovalutare oggi questo fenomeno.

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